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Self-Disclosure: svelamento e bambole di pezza.

La Self-Disclosure indica la tecnica utilizzata da psicologi e psicoterapeuti quando raccontano un episodio, un fatto o un'esperienza personale al proprio paziente, con una finalità all'interno del percorso psicologico.

Qui vi propongo un esempio.

Quando ero piccola, c'è stato un periodo in cui con mia nonna costruivamo pigotte, delle bambole di pezza. Insieme ne avevamo costruita una, che era poi la mia preferita, con tanti capelli di lana rossa, belli grossi: l'avevo chiamata Mimì.

Il problema era che quella bambola l'avevamo confezionata con una vecchia canotta estiva di mio nonno, consumata e sottile, quindi continuava a bucarsi. Io, ogni volta che ne vedevo uno, andavo lì con l'ago e il filo a cercare di richiudere maldestramente quel buco, ma la stoffa era talmente lisa che se ne formava un altro, che io provavo a chiudere di nuovo, e poi un altro ancora, e così via.

Ero disperata e frustrata sul tavolo della sala, e continuavo a rattoppare con il mio "punto a macellaio" (come lo chiamava amorevolmente mia nonna) questa povera bambola. Così lei arrivò con un'altra canotta vecchia, questa volta invernale, più pesante, e cucì una seconda pelle al corpo della mia Mimì. Finalmente la mia bambola aveva un aspetto meno inquietante, con anche un bellissimo vestitino rosso intonato ai capelli. Solo la testa era rimasta con la fodera originale, ma era sufficientemente resistente, e la nonna l'aveva lasciata perché le avevo disegnato i lineamenti a pennarello con tanta cura e adoravo (letteralmente amavo) quei capelli folti e rossi.

Questo episodio della mia infanzia mi è venuto in mente quando ho intrapreso il primo percorso psicologico con la mia terapeuta e mi ha chiesto di descriverle come mi sentivo. In quel momento mi sentivo esattamente come la povera Mimì, che più cercavo disperatamente di rattoppare e più si strappava da qualche parte. Con il proseguire della terapia poi mi sono cucita addosso una pelle più resistente, che non mi fa cadere a pezzi e mi permette di curare i miei strappi. Tutto senza cambiare testa, perché quella che ho mi piace tantissimo, e ora che non sono più occupata a rattopparmi con il mio "punto a macellaio" posso apprezzarla in tutto il suo splendore.

Quindi, qual è il fine di questa Self-Discolsure? Partiamo dal punto fondamentale che non siamo dentro un setting terapeutico, quindi non avrà una finalità di questo genere. Può essere, tuttavia, uno spunto per chi è incerto sul perché si può cominciare la terapia, su cosa aspettarsi. Può essere un piccolo conforto per chi in questo momento sente qualche strappo da cui esce dell'imbottitura.

Chissà, può essere utile in modi che nemmeno ci aspettiamo...




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