Le fobie specifiche sono delle paure irrazionali riferite a stimoli specifici che possono essere vari: animali, oggetti, situazioni, caratteristiche specifiche. Sono caratterizzare da una reazione incontrollata di paura.
La reazione di paura che il soggetto prova in queste situazioni è pervasiva e sproporzionata; compare non soltanto in presenza della cosa o situazione temuta, ma anche quando ci si aspetta quello stimolo specifico. Se per esempio un soggetto soffre di acrofobia (paura delle altezze) la sua reazione si presenterà anche solo proponendogli si salire sulla Tour Eiffel, senza che questo sia ancora effettivamente salito.
Spesso le fobie specifiche sono accompagnate da sensazione di perdita di controllo, paura per delle conseguenze catastrofiche oppure di esperire i sintomi stessi della paura: vertigini, battito accelerato, respiro corto. Quando poi ci si trova vicino allo stimolo temuto, è possibile percepire di non potersi allontanare da esso, di essere in trappola, e questo acuisce ancora di più i sintomi, provocando un attacco di panico.
Le cause sono varie tanto quanto varie possono essere le fobie specifiche e le esperienze di vita: un trauma, diretto o vicario (cioè esperito indirettamente tramite osservazione), ripetuti avvertimenti che mettono in allerta, un attacco di panico insorto in una data situazione. Spesso l'effetto del trauma vicario e dei ripetuti avvertimenti sono sottovalutati, come se il fatto che non sia successo niente direttamente a quella persona la protegga da possibili conseguenze. L'empatia che tutti noi proviamo, fin da piccoli, è invece un veicolo importantissimo di informazioni, sopratutto di quelle che riguardano l'incolumità fisica. Stiamo ben attenti quindi, non soltanto a quello che i nostri bambini guardano in Tv o i giochi con cui si intrattengono alla console, ma soprattutto al bagaglio emotivo che portiamo nella stanza ogni volta che li incontriamo e interagiamo con loro.
Per questo tipo di disturbo esistono diversi approcci di trattamento, in rari casi anche farmacologico (con il solo scopo di rilassamento). Il principio è che tanto più noi conosciamo un evento, uno stimolo, che ci spaventa, tanto meno noi ne saremo spaventati la volta successiva. Questo è quello che si può chiamare abituazione o desensibilizzazione. Più ci esponiamo a quello che ci spaventa, facendo esperienza che tutto sommato non è poi così pericoloso, meno intensa sarà la paura, e quindi più gestibile.
Le tecniche poi con cui si viene a contatto con lo stimolo spaziano dall'esposizione in vivo, cioè porsi fisicamente nella situazione temuta, esposizione immaginativa, esposizione tramite realtà virtuale, esposizione graduale. Ad esse possono essere associati l'insegnamento di tecniche di rilassamento, che possono poi essere attuate dal paziente quando necessario in autonomia, e tecniche terapeutiche che lavorano a un livello più cognitivo per andare a toccare la catena di pensieri e le credenze o convinzioni che ci portano ad essere così spaventati da quello stimolo specifico.
Le paure sono una componente che insorge nell'infanzia e che spesso ci accompagna nell'età adulta in diverse forme. Quando queste forme ci sono di impedimento nelle attività di vita quotidiana allora meritano la nostra attenzione. Un po' come se la parte bambina che è in noi, che è meno razionale, abbia bisogno di essere rassicurata e ha bisogno di vedere che l'adulto, l'"io adulto", è in grado di affrontare i pericoli e che tutto sommato non sono poi così spaventosi. Così dobbiamo essere un po' il prode guerriero che sconfigge il drago, o l'astuta amazzone che lo ammaestra e ne fa il suo più fedele compagno.
Comments