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ADHD: Allora Davvero Ho un Disturbo?

Aggiornamento: 10 gen

Disturbo da deficit dell'attenzione dell'iperattività è un pattern persistente di inattenzione e/o iperattività- impulsività che interferisce con il funzionamento o lo sviluppo. DSM-5 (APA,2013)

L'ADHD è caratterizzato da difficoltà nel focalizzare l'attenzione, impulsività e iperattività motoria. Questo tipo di disturbo si presenta prevalentemente in età infantile, e compromette il percorso scolastico se non trattato. Spesso, si presentano come dei bambini molto chiacchieroni, che non riescono a stare seduti sulla sedia, oppure che dopo pochi secondi su un'attività passano alla successiva, disordinati e disorganizzati: dei bambini detti ingestibili.

Non tutti i bambini con ADHD presentano, tuttavia le stesse caratteristiche:

  • I bambini con predomina della disattenzione hanno carenze non solo nella focalizzazione e nel mantenimento dell'attenzione, ma anche nella risoluzione dei problemi (Problem soling) nella pianificazione e nel mantenimento in memoria di elementi che servono a finalizzare un compito (working memory). Immaginiamo, quindi, la difficoltà nel portare a termine non solo compiti a livello scolastico ma anche di gestione quotidiana, come seguire una sequenza di indicazioni o la ricetta di una torta.

  • I bambini con predominanza dell'impulsività e dell'iperattività hanno difficoltà nell'autoregolazione e nell'inibizione di risposte e comportamenti. Immaginiamo, quindi, quanto possa essere difficoltoso rispettare la maggior parte delle regole scolastiche o anche semplicemente i turni di parola, per fare amicizia con i coetanei.

  • Alcuni bambini hanno una variante di disturbo cosiddetta combinata, cioè che unisce entrambe le caratterizzazioni, per un quadro clinico e reale molto più complesso.

La gestione di questi bambini e ragazzi in classe può essere molto difficoltosa e richiede una quantità di energia da parte dell'adulto non indifferente: il Setting scolastico non è per nulla confortevole a questo tipo di difficolta. E, quindi, che si fa? Esistono varie strategie che, unite alla cura dei professionisti al di fuori dell'ambiente scolastico, può rendere la permanenza in classe di questi alunni più agevole per loro, per gli insegnanti e per i compagni. Il punto di partenza è la conoscenza specifica del singolo ragazzo: più informazioni abbiamo su cosa piace, fa rilassare, interessa, diverte, più semplice sarà entrare in relazione con loro. Il resto si basa su un compromesso: l'organizzazione scolastica richiede che si debba fare lezione per 6/8 ore di fila? Utilizzare attività alternative alla lezione frontale il più possibile; chiedere al ragazzo dei compiti più dinamici, come la distribuzione del materiale, andare a chiamare il tecnico; utilizzare supporti audio visivi che catturino l'attenzione, con pochi elementi ben visibili e riconoscibili. Questi sono solo alcuni degli aggiustamenti che sono possibili per rendere la frequenza scolastica più piacevole.

Pur essendo un disturbo dell'età evolutiva, una parte dei pazienti evolve il disturbo e lo mantiene in età adulta, con alcune caratteristiche peculiari:

  • distrazione e distraibilità che si manifesta in diverse forme;

  • impulsività e agitazione motoria;

  • disorganizzazione;

  • scarse capacità sociali e di immedesimarsi nell'altro;

  • noia e insoddisfazione rispetto a più aree di vita;

  • scarsa tolleranza del ritardo e frustrazione;

  • labilità emotiva, con oscillazione di stati emozionali.

Questo quadro clinico, soprattutto se non diagnosticato, può portare ovviamente ad altre complicazioni, che possono variare da tentativi di autocura inefficaci, isolamento sociale, senso di solitudine, sensazione di essere sbagliati, fuoriposto. Capita spesso che i pazienti quando viene proposta loro la diagnosi, sia da adulti che da bambini, si stupiscano che, dopo un tempo più o meno breve in cui vengono incolpati per il loro modo di funzionare, in realtà scoprono una spiegazione a tutto ciò.

Allora, davvero ho un disturbo? sì, e ci possiamo lavorare....



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